Il fi­lo rosso del­l'ur­ba­ni­sti­ca

Workshop di Progettazione Urbana 2019

Si è da poco concluso il quinto appuntamento con il Workshop di Progettazione Urbana ideato dall’architetto Felicia Lamanuzzi. Il WPU è un progetto profondamente intrecciato alle sorti dei comuni e delle comunità: un’occasione per riflettere, a cinquant’anni dalla fallita legge urbanistica cantonale, sullo sviluppo dei centri urbani del cantone.

In Ticino, un luogo come Monte Carasso è un’eccezione; assunta l’endemicità dei problemi di sviluppo urbanistico, il WPU è stato concepito come un seminario itinerante che, dopo la tappa del 2018 nell’idilliaca Morcote, è giunto nei mesi scorsi a Mendrisio. Attraverso una serie di conferenze, un laboratorio, una mostra e un’installazione, il WPU si pone come occasione annuale per ritrovare un senso di appartenenza ai luoghi, per spingere le nuove generazioni di architetti e non a riflettere sul territorio, ma anche su tematiche ambientali.

«In quanto architetto non posso che riconoscere nel progetto di architettura forse l’unico strumento in grado di recuperare quella relazione tra lo spazio, la sua memoria e i suoi abitanti necessaria per trasformare quello stesso spazio in un luogo che riveli non solo la sua identità e individualità urbana, ma anche la sua appartenenza ad una più ampia cultura del territorio delle genti che lo abitano». Parole di Felicia Lamanuzzi, anima del WPU, che, insieme a Roberto Russo e Nicola Sarcina, concepisce di anno in anno un programma di conferenze capace di generare un curioso interesse per la sua eteroclita composizione. Tra gli oratori non solo architetti, ma anche filosofi, storici dell’arte e paesaggisti. Questo è il clima in cui vivono i partecipanti al seminario, chiamati a una riflessione ma anche a proporre soluzioni nuove. I progetti di quest’anno sono stati esposti alla Filanda di Mendrisio, un luogo ideale in quanto rispecchia, con la sua nuova identità di polo della vita cittadina, la missione del WPU. 

Ma cosa rimane di un’idea? In questo caso forse possiamo parlare di un terreno disossato, pronto al cambiamento grazie alla presenza dell’opera Installation rope 202 meters di Alex Dorici, un elemento fuori dall’ordinario situato proprio in via Noseda – l’area presa in esame dal seminario 2019. Un progetto site specific che ha la scopo di generare una riflessione non fra gli addetti ai lavori, ma fra la popolazione, in chi vive il luogo e a cui spesso sfugge la natura intrinseca degli spazi che abita, che usa.

L’opera, costituita da una corda rossa, invade lo spazio della via, dominata da edifici in cemento realizzati tra gli anni Sessanta e Settanta, e nel suo tendersi nel vuoto raggiunge le case che circoscrivono il versante orientale del nucleo di Mendrisio, un vero e proprio file rouge tra il passato remoto e quello recente, che rimanda al desiderio di un’espansione urbanistica più uniforme che sia frutto di un pensiero e non dell’affastellarsi distratto di mura.