La scuola del fu­turo

Intervista a Giovanni Realini e Timothy Delcò

Date de publication
13-04-2022

Lo scorso 13 ottobre, a Bellinzona, presso l’auditorium dell’Istituto Cantonale di Economia e Commercio, la Conferenza delle Associazioni Tecniche del Cantone Ticino (CAT) ha ospitato la presentazione del recente Studio dei modelli tipologici spaziali e logistici delle scuole, realizzato dalla Sezione della logistica, della Divisione delle risorse, del Dipartimento delle finanze e dell’economia (DFE) del Cantone Ticino con la collaborazione di Claudia Carpinelli e Pietro Vitali, ricercatori SUPSI, e dei nuovi indirizzi per la Pianificazione energetica per il patrimonio immobiliare cantonale. Tali studi fanno fronte alla crescente necessità di aggiornare lo sguardo sull’edilizia scolastica a partire da una revisione delle strutture spaziali e dei modelli di riferimento in relazione alle rinnovate istanze pedagogiche e all’obiettivo primario di aumentare la qualità e l’inclusività dell’ambiente educante in tutte le sue molteplici declinazioni.

FB: In qualità di capo della Sezione della logistica, quali sono le caratteristiche distintive del patrimonio di edilizia scolastica esistente nel Cantone, quali i punti di forza e quali gli aspetti critici? Quali le prospettive operative in termini di nuove costruzioni e di interventi su edifici esistenti?

Giovanni Realini: La Sezione della logistica del DFE promuove da sempre la qualità degli edifici scolastici. Il patrimonio dell’edilizia scolastica nel nostro Cantone è molto variegato. Edifici storici, quali il liceo di Lugano, o edifici di pregio architettonico, quali le scuole medie di Losone di Vacchini o le scuole medie di Morbio di Botta, si sovrappongono a edifici degli anni Settanta-Ottanta di bassa qualità architettonica giunti al termine della loro qualità di vita. Vi sono quindi edifici con caratteristiche spaziali e tecniche diverse, alcuni dei quali potranno essere modificati e recuperati e altri dovranno essere sostituiti. Lo stato attuale del patrimonio costruito così come i requisiti di sostenibilità, l'evoluzione della popolazione scolastica dei diversi agglomerati, lo sviluppo di alcuni segmenti, in particolare delle scuole del settore sanitario, e i nuovi modelli pedagogici richiederanno nei prossimi dieci anni di intervenire sia con progetti di nuove sedi che con opere di risanamento degli edifici esistenti. Il 18 novembre del 2019 il Parlamento cantonale ha approvato il messaggio inerente la concessione di un credito quadro di 60 Mio di franchi per il finanziamento delle procedure di concorso e la progettazione fino alla fase degli appalti per 21 progetti. Di questi progetti, 17 interessano istituti scolastici dell’insegnamento medio e medio-superiore; a questi vanno poi aggiunti ulteriori sei progetti attualmente già in fase di progettazione.

FB: Quali sono i motivi principali per cui avete deciso di promuovere uno studio sull’edilizia scolastica così radicale, che, pur prendendo le mosse dai caratteri innovativi del patrimonio costruito nel secolo scorso nel Cantone e dalla tradizione dell’architettura ticinese in materia di edifici scolastici, ha come obiettivo una totale revisione degli spazi dell’apprendimento?

GR: In questi ultimi anni nell’ambito scolastico molto è cambiato; in un momento di trasformazione, in cui nei prossimi 10 anni saranno costruiti o risanati diversi istituti scolastici, ritengo sia necessario riflettere verso quali modelli pedagogici è orientata la scuola in Ticino nei prossimi anni, identificando i principi pedagogici e architettonici che diventeranno base per i nuovi progetti.

FB: Come è composto il gruppo di lavoro che si è occupato di redigere tale studio? Che genere di esperti avete ritenuto essenziale partecipassero alla stesura dei nuovi Standard logistici dell’Amministrazione cantonale?

GR: Il gruppo di lavoro per gli Standard logistici dell’edilizia scolastica era diretto e coordinato dalla Sezione della logistica del DFE. Nel gruppo erano presenti collaboratori del DECS quali esperti del mondo della scuola e della pedagogia, collaboratori del DFE, Sezione della logistica per gli aspetti tecnici. Il gruppo di lavoro è stato accompagnato dal Dipartimento ambiente costruzioni e design della SUPSI con esperti nel campo dell’architettura di interni.

FB: Quali sono le differenze principali tra le precedenti Schede dell’edilizia scolastica, che per parecchi anni sono state il principale riferimento per la progettazione degli edifici scolastici, e questi nuovi Standard logistici dell’Amministrazione cantonale?

Timothy Delcò: È importante premettere che gli Standard logistici non sostituiscono le Schede dell’edilizia scolastica in quanto i due prodotti sono difformi per scopi e contenuti. Da diversi anni in Ticino per la progettazione degli edifici scolastici si fa riferimento alle Schede dell’edilizia scolastica, documenti che descrivono nei principi e nel dettaglio come vanno costrui­te le scuole con focus sul dimensionamento e allestimento degli spazi. Negli ultimi periodi molto è cambiato in ambito scolastico, in particolare nel contesto pedagogico e, pertanto e di riflesso, anche in ambito funzionale. Lo scopo dello studio che ha preceduto la formulazione dei nuovi Standard logistici consisteva nel rilevare verso quali modelli pedagogici sia orientata la scuola in Ticino per poi successivamente identificare secondo quali principi architettonici dovrebbero essere ripensate le sedi scolastiche degli ordini di insegnamento medio e medio-superiore. Anche le Schede dell’edilizia scolastica verranno aggiornate in conseguenza, attualizzandole ai nuovi Standard logistici e al contesto normativo, anch’esso di molto mutato e avente un importante impatto in termini di progettazione dello spazio e delle strutture.

FB: Lo studio in oggetto è indirizzato all’insegnamento medio e medio superiore. Come pensate che si agirà sugli altri ambiti, in particolare su quelli della Scuola dell’infanzia e della Scuola elementare? Rimarranno valide e vigenti le precedenti schede o verranno adottati nuovi principi in modo da favorire un progressivo rinnovamento anche di tali edifici scolastici oppure questi, al contrario, risultano già in qualche modo conformi alle nuove istanze?

TD: Anche in questo caso è importante formulare una premessa: la competenza logistica per le scuole dell’infanzia ed elementare spetta ai Comuni e non al Cantone. Pertanto le nuove Schede dell’edilizia scolastica, delle quali si è detto alla risposta precedente, in analogia agli Standard logistici non tratteranno il tema degli spazi di tali ordini scolastici, dunque la loro validità e applicabilità si limiterà alle scuole medie e medio superiori. Ciò premesso, anche nelle scuole dell’ordine primario si assisterà inevitabilmente a un processo di rigenerazione architettonico-funzionale degli spazi, non unicamente con lo scopo di rinnovare gli edifici bensì con l’obiettivo di progettare ambienti innovativi sulla base delle attuali e future tecnologie ed esigenze pedagogiche, inevitabilmente differenti rispetto a quelle che hanno preceduto la progettazione degli attuali edifici scolastici. Alcuni principi che reggono i nuovi Standard logistici posso infatti essere considerati universali indipendentemente dal grado di scolarizzazione; prova ne è il fatto che diversi stati, tra i quali anche la Svizzera, ha già avviato la «rigenerazione architettonica» delle proprie scuole anche di ordine primario, inserendo, ad esempio, aule di metrature superiori che sappiano consentire di predisporre differenti zone al loro interno, soddisfacendo pienamente l’esigenza contemporanea di avere spazi adeguati alle diverse attività. Esemplare in tal senso (e analizzata allo studio) è la scuola di Leutschebach a Zurigo.

FB: Prendendo in considerazione l’insegnamento medio e medio superiore in che termini potrebbe essere sintetizzato il cambiamento a cui stiamo assistendo? Il motore di questo radicale cambio di prospettiva è di carattere pedagogico o architettonico, oppure architettura e pedagogia sono in qualche modo arrivate congiuntamente a promuovere il rinnovamento a cui assisteremo?

TD: Le due domande poste permettono una risposta unica, qui formulata. Come argomentato alle risposte precedenti, sono i modelli pedagogici a guidare la nuova progettazione degli spazi della scuola. Oggi si è appreso che la scuola in Ticino si orienta chiaramente verso un modello pedagogico che pone al suo centro l’allievo, proponendo una diversificazione della didattica e implicando l’adozione di metodologie di lavoro differenziate, traducendosi nella promozione di setting didattici diversificati e funzionali ad attività differenziate nello stesso spazio. Flessibilità e polivalenza sono cruciali nella definizione dei nuovi spazi didattici. È data grande importanza alle tecnologie digitali, a banchi combinabili, ad arredi leggeri facilmente spostabili, a schermi interattivi e ai dispositivi mobili. Si abbandona il modello dell’aula rigidamente strutturata, per orientarsi verso setting facilmente riconfigurabili, personalizzabili e funzionali alle nuove strategie didattiche. In termini spaziali e architettonici, questa impostazione si traduce in alcuni punti chiave che hanno guidato lo studio:

  • l’aula di classe assurge a elemento fondamentale della scuola. Diventa lo spazio di riferimento e di proprietà dell’allievo, il luogo dove egli «risiede» e che identifica come «suo» all’interno della sede. È uno spazio multifunzionale e accoglie tutte le lezioni delle materie generiche (ovvero quelle materie che non richiedono infrastrutture particolari). All’aula di classe vanno aggiunti un numero relativamente ridotto di spazi per lo svolgimento di attività laboratoriali specialistiche (come musica, scienze, arti plastiche ecc.);
  • gli spazi della scuola devono rispondere con facilità a setting didattici diversificati, dove per setting si intendono disposizioni funzionali anche all’interno del medesimo spazio volte ad accogliere modalità di lavoro diverse. Lo spazio didattico va concepito come uno spazio flessibile e modulare, che consenta approcci didattici differenti. Uno spazio interattivo che superi l’impostazione a oggi applicata dell’aula concepita essenzialmente per le lezioni frontali. Si individuano tre tipologie di spazio principali: gli spazi didattici, gli spazi ricreativi e gli spazi per i docenti. Gli spazi per l’apprendimento possono essere ulteriormente suddivisi in sottocategorie: aule generiche, aule specialistiche e spazi informali;
  • gli atri e gli spazi di circolazione vanno concepiti come luoghi di qualità, accoglienti, che offrano agli utenti, in particolare agli allievi, la possibilità di rilassarsi, lavorare, studiare e socializzare in varie forme.

FB: Uno degli obiettivi principali dei nuovi standard è favorire l’impatto sociale degli edifici scolastici e la loro interrelazione con la vita comunitaria nel suo complesso? Tale ibridazione funzionale, certamente positiva sia per la scuola sia per la comunità educante in senso generale, come pensate possa realizzarsi dal punto di vista architettonico?

TD: I nuovi Standard scolastici rispondo al bisogno primario del «fare scuola». In un’ottica sostenibile, la messa a disposizione degli edifici – o di parti di essi – anche all’infuori delle attività scolastiche, permettendone un utilizzo misto e sociale, rimane comunque un obiettivo da perseguire, predisponendo spazi interni ed esterni fruibili. La creazione di un grande atrio diffuso al piano terreno, ossia un grande spazio permeabile, più o meno differenziato in aree di incontro, di studio, di circolazione, di refezione, di relax ecc. e dal quale si accede a spazi più specifici, uno spazio insomma dal carattere informale con l’obiettivo di facilitare e stimolare il dialogo e la comunicazione fra tutti gli utenti della sede, risponde al requisito della socializzazione.

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