La scuo­la di do­ma­ni

Publikationsdatum
19-05-2022

Tanto si è dibattuto politicamente negli ultimi anni riguardo alla riforma didattica per la Scuola che verrà portata avanti dal DECS (Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport). Contemporaneamente, l’evolversi della didattica sta portando a un cambiamento anche nei requisiti spaziali necessari per i nuovi approcci all’insegnamento, mentre molti dei numerosi edifici scolastici costruiti negli ultimi 50 anni richiedono ristrutturazioni, ampliamenti e risanamenti termici.

L’evolversi di nuovi concetti didattici coincide quindi ancora una volta con la necessità di costruzioni che possano favorirne l’implementazione. Infatti i grandi cambiamenti nell’istruzione, influenzati dal fermento culturale del Sessantotto, videro convergere in un periodo favorevole l’evoluzione didattica della scuola con quella fisica degli edifici.

L’elenco è lungo ma vale la pena di menzionare le scuole materne di Riva San Vitale e di Viganello (Aurelio Galfetti, Flora Ruchat e Ivo Trümpy, 1968 e 1968-1970), di Bedano (Aurelio Galfetti 1969-1971), di Locarno ai Saleggi (Dolf Schnebli, 1973) e di Balerna (Ivano Gianola, 1971-1974); le scuole elementari di Riva San Vitale (Aurelio Galfetti, Flora Ruchat e Ivo Trümpy, 1964), di Stabio (Tita Carloni, 1972-1974), di Locarno ai Saleggi (Livio Vacchini, 1971-1974) e di San Nazzaro (Luigi Snozzi, 1978); le scuole medie di Losone (Livio Vacchini e Aurelio Galfetti, 1973-1975) e di Morbio Inferiore (Mario Botta, 1972-1977), solo per citare alcuni tra i più interessanti e illustri esempi di quell’epoca a cui si fa accenno nei saggi di questo numero.

Da quella stagione di grande fermento culturale e architettonico è passato quasi mezzo secolo. Queste costruzioni vanno oggi rinnovate e ampliate, e contemporaneamente nella didattica si assiste a molti cambiamenti che, come già menzionato in apertura, coinvolgono docenti e politici. Basti pensare a temi come la digitalizzazione o l’inclusione così come all’evolversi dei concetti di insegnamento e apprendimento. Vi sono inoltre nuove esigenze nella modulazione degli spazi e la trasformazione degli standard energetici e di sicurezza. Tutti questi fattori portano oggi a un grande numero di concorsi di architettura per nuove strutture scolastiche, ristrutturazioni e ampliamenti. La speranza è che questa nuova domanda di lavori pubblici in campo scolastico contribuisca a un ulteriore passo nell’evoluzione della Baukultur svizzera. Riguardo alle assegnazioni dei mandati, nel caso di sedi scolastiche (scuole dell’infanzia, scuole elementari, scuole medie e licei) è stato utilizzato quasi sempre il metodo del concorso di progettazione, nella maggioranza dei casi a procedura libera. In altri casi, per progetti di grandi dimensioni per i quali è responsabile il Cantone, è sempre più spesso favorita la procedura selettiva.

A partire dal 2016 sono stati indetti più di venti concorsi per la progettazione di strutture scolastiche, un numero molto elevato considerando le dimensioni del Cantone Ticino, e che non dovrebbe rallentare  nei prossimi anni, anzi. Senza dubbio l’utilizzo dei concorsi contribuisce in maniera fondamentale al dibattito e la ricerca di soluzioni innovative fornendo un’ampia gamma di idee che contribuiranno a configurare la scuola di domani.

Bisogna considerare anche un altro fattore importante: il grande passo avanti fatto dall’architettura ticinese in questo periodo è stato reso possibile da una giovane generazione di architetti che, appoggiati dai «maestri ticinesi», hanno avuto grande spazio e occasioni per realizzare le loro idee. Per rendersi conto più concretamente vale la pena ricordare che nel 1970 Mario Botta aveva 27 anni, Mario Campi 34, Tita Carloni 39, Aurelio Galfetti 34, Flora Ruchat 33, Luigi Snozzi 38, Ivo Trümpy 34, e Livio Vacchini 37, per citare i nomi più prestigiosi che fanno parte di questa felice stagione.

La tendenza attuale invece è di affidarsi sempre più a studi con grande esperienza. In tal senso, pochi sono i concorsi per architetti sotto i 40 anni, che tuttavia hanno portato a risultati molto interessanti come la nuova mensa della scuola di Viganello, progetto vincitore di Inches Geleta. Questo genere di concorsi promuove un ricambio generazionale e permette a giovani architetti di acquisire l'esperienza ne­cessaria per poter partecipare a concorsi con preselezione dai quali si vedono troppo spesso tagliati fuori, lasciando campo libero a studi più navigati.

In ogni caso negli ultimi anni hanno comunque potuto affermarsi, in concorsi a procedura libera, giovani studi come – per esempio – Atelier PeR, Bianchi Clerici, Cappelletti Sestito, Demattè Fontana, i già citati Inches Geleta, ma anche Montemurro Aguiar e Tocchetti Pessina. Rimane solo la domanda se la nuova generazione sarà in grado di portare l’architettura a intraprendere un nuovo importante passo avanti.

I risultati dei concorsi su competitions.espazium.ch/it