Lo Stö­ckli: un mi­cro­cosmo

Date de publication
12-09-2022

Lo Stöckli a Riva San Vitale, piccolo edificio situato all'interno della grande proprietà della Corte dell'Inglese, o degli architetti, è un microcosmo che riassume in sé molti principi caratteristici dell'architettura di Flora Ruchat-Roncati. Fra i tanti possibili temi di approfondimento, è stato scelto quello piuttosto inesplorato che ha portato il progetto a diventare opera costruita. Questo attraverso la testimonianza di chi il passaggio dalla fase di progetto a quella esecutiva e alla sua costruzione l'ha vissuto in prima persona1 all'interno dell'officina guidata da Giovanni Galfetti e Laurie Hunziker, anch'essi abitanti della Corte degli architetti. In tutti questi passaggi, il disegno e i disegni sono mezzo e supporto per tenere traccia della direzione da intraprendere. Inoltre, permettono la discussione tra l'architetto Flora Ruchat-Roncati, la cui vita si svolge tra Zurigo e Riva San Vitale, e l'ufficio Galfetti-Hunziker, dove collaboratrici e collaboratori si susseguono durante lo sviluppo e la realizzazione del progetto e fissano la memoria del progetto che si estende dal rilievo nel 1992 alla realizzazione nel 1994.

Prologo. Uno Stöckli a Riva San Vitale

Il progetto, come ampiamente descritto e spiegato da Leonardo Zanier,2 trae origine da un tipo ben preciso di edificio, lo Stöckli, appartenente alla tradizione dell'abitare rurale dell'Oberland bernese. Nella sua forma originale, questa piccola abitazione che permette ai genitori di cedere al primogenito la fattoria famigliare, è un edificio isolato. Simile, per alcuni versi, ai granai di altre zone rurali della Svizzera tedesca. A Riva San Vitale, il progetto di Flora Ruchat-Roncati mantiene in un certo senso l'idea dello Stöckli traducendola. Alcuni tratti peculiari sono conservati: lo spazio minimo, la riduzione delle necessità, la vicinanza alla casa famigliare, il luogo di ritiro. Cambia invece radicalmente il tipo architettonico: da edificio isolato a padiglione in un giardino murato, un luogo che dilata il proprio spazio interno attraverso quello esterno. Un edificio che costruisce il luogo e non inserito in un luogo. Elemento essenziale in questa trasformazione sono i muri di cinta: uno, preesistente, è quello che divide il terreno dall'area del battistero paleocristiano; il secondo invece, perpendicolare al primo, la cui posizione è definita con precisione dall'architetto. Attraverso questo atto, semplice e al contempo carico di significato, non è solo definito un interno e un esterno, ma lo Stöckli di Riva San Vitale assume anche il suo carattere ticinese, riferito a un certo modo di progettare tipico di quella Scuola ticinese di cui Flora Ruchat-Roncati fu protagonista. Inoltre l'edificio è una trasformazione e ampliamento di una preesistenza, quella del lavatoio-peschiera. 

Realizzare lo Stöckli. Un laboratorio

«Facendo, per essere in grado di restituire con chiarezza, si è fatalmente obbligati a capire.»3

La realizzazione del piccolo edificio posto sulle anse del riale Bolletta è il frutto di un minuzioso e lento lavoro di sbozzatura e affinamento condotto da Flora e affidato alle esperte mani di Giovanni Galfetti, affiancati da un'officina di giovani architetti che in varie forme hanno contribuito ad accompagnare il progetto dai primi tracciati concettuali, fino ai disegni di cantiere.

La progettazione e il successivo sviluppo tecnico sono stati scanditi da una dinamica di lavoro che ha visto la presenza fisica di Flora alla Corte dell'Inglese, distillata in sporadici, ma preziosi episodi, armonizzati con la frenetica vita professionale e accademica zurighese. La particolare situazione rendeva ogni giornata trascorsa al tavolo da disegno al fianco di Flora un evento, un momento intenso da cui trarre il massimo profitto e insegnamento. Queste preziose occasioni rendevano il disegno un fondamentale veicolo per nutrire gli sviluppi dello Stöckli.

L'atmosfera che avvolgeva il lavoro è sempre stata serena e caratterizzata da grande attenzione da parte di Flora alle suggestioni e ai contributi offerti dai collaboratori, apertura che ha permesso a tutti gli interpreti di esprimersi attraverso i variegati elaborati che man mano venivano sviluppati: un vero laboratorio. La consapevolezza di lavorare a un'opera unica, atipica, figlia di un contesto unico, pensata per una persona eccezionale, un'esperienza probabilmente irripetibile, spronava tutti a dare il meglio, attingendo dalle proprie capacità e peculiarità.

Nella progettazione dello Stöckli, il disegno ha sempre avuto un ruolo di protagonista, in particolar modo gli schizzi di Flora che vivevano di poliedrica efficacia: a volte densi e ricchi di preziose sfumature, a volte schietti e sobri, centrati sull'obiettivo, capaci di dosare la propria intensità e sintassi alla luce del contesto in cui portavano un contributo; sempre fondamentali. La produzione grafica dedicata allo Stöckli, eclettica, lasciava trasparire le sensibilità di chi contribuiva al progetto, effetto naturale del disegno a mano che continuava a caratterizzare lo sviluppo tecnico nonostante le nuove tecnologie avessero già preso piede, e tutti fossero in grado di sfruttarle.

Il disegno del luogo, la composizione degli spazi e il linguaggio del progetto risultavano chiari e senza incertezze già nei primissimi tracciati di Flora, valori confermati successivamente dallo sviluppo tecnico. Nonostante la maturità che il progetto manifestava da subito, l'approfondimento particolari costruttivi ha permesso una penetrazione capillare dei principi progettuali in tutte le parti, armonizzando ogni componente secondo il tracciato generatore. L'accurato studio di dettaglio, in più occasioni in scala prossima a quella reale, ha contribuito ad addomesticare pratiche costruttive e cantieristiche a fini espressivi e di coerenza progettuale.

Chiara testimonianza, tra le tante, del minuzioso lavoro di composizione e rifinitura continua, è portata dall'ideazione e realizzazione della copertura del volume principale dello Stöckli, elemento che gioca un ruolo fondamentale nel progetto del piccolo edificio e che ha richiesto importanti risorse e intime attenzioni. Elemento cardine del progetto, capace di marcarne profondamente l'identità, ha vissuto un intenso sviluppo tecnico alla ricerca di un linguaggio che fosse in grado di raccogliere il retaggio culturale del luogo, ma nel contempo esprimere la propria contemporaneità e poetica.

A sottolineare la costante ricerca di una coerenza formale e sostanziale, durante i lavori di costruzione della copertura, la versione ritenuta matura per la realizzazione, una volta messa in opera alimentò in Flora forti perplessità che riportarono tutti al tavolo da disegno, con conseguente sacrificio: lo smontaggio. La molteplicità di eventi che compongono il progetto ha richiesto una corposa produzione di disegni preparatori, molti dei quali non hanno raggiunto il cantiere, ma sono serviti per testare preliminarmente l'efficacia delle varie soluzioni tecniche e formali. La padronanza delle pratiche costruttive e lo sfruttamento del potenziale espressivo delle stesse a favore del progetto hanno permesso anche alle parti generalmente meno importanti della costruzione di portare valore aggiunto all'intero progetto.

Attraverso lo Stöckli Flora concepisce un luogo, realizza un riparo sicuro, mette l'Uomo nel cuore del progetto generando scenari avvolgenti, rassicuranti, riducendo letteralmente le distanze tra l'ospite e l'opera costruita. Un microcosmo da scoprire in ogni dettaglio, minuziosamente pensato, disegnato e realizzato. Un progetto che riesce a dialogare col contesto senza rinunciare a un'intimità oggi sempre più evanescente, memore di un vivere d'altri tempi, ma ancora così attuale e necessario.

Note

 

1 Alessandro Zara ha partecipato in modo attivo allo sviluppo esecutivo e alla realizzazione dello Stöckli di Riva San Vitale essendo approdato fresco di diploma allo studio Galfetti-Hunziker di Riva San Vitale nel 1993. Lo Stöckli era in quel periodo uno dei progetti dello studio.

 

2 L. Zanier, Stöckli, in P. Carrard, D. Geissbühler, S. Giraudi (a cura di), Flora Ruchat-Roncati, gta, Zürich 1998, pp. 23-30.

 

3 A. Cantafora, Metodo di lavoro, in B. Pedretti (a cura di), L'immagine maestra. Opere di Arduino Cantafora e dei suoi atelier, Mendrisio Academy Press, Mendrisio 2007, p. 63.

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