La­bo­ra­to­rio di riuso: dall’ipo­tesi alla realtà

Da qualche anno le pratiche di riuso guadagnano terreno nel settore francese della costruzione. In Normandia, nel 2019, gli architetti del collettivo Encore Heureux hanno portato a termine il progetto Grande Halle.

Date de publication
06-07-2021

Lo sviluppo della prassi del riutilizzo è stimolata dalla crescente domanda delle politiche pubbliche e come modello gioca un ruolo di rilievo nella transizione ecologica. Nel 2019 gli architetti «généreux généralistes» del collettivo Encore Heureux, in Normandia, hanno portato a termine il progetto Grande Halle, nel solco del precedente Pavillon Circulaire del 2015.

Situata alla periferia di Caen, la Grande Halle di Colombelles, dopo la chiusura nel 1993, è una delle ultime vestigia del bacino industriale normanno consacrato alla metallurgia. Dopo più di 25 anni di abbandono, e su proposta di Normandie Aménagement, l’edificio rimasto ai margini della densa e indistinta urbanizzazione dell’altopiano, è stato riconvertito: portabandiera di un cambiamento delle pratiche di pianificazione e di modelli economici, ai margini di una preoccupante espansione suburbana che si estende nella pianura. Una scelta deliberata e simbolica, in questo sito dismesso, per creare le condizioni necessarie alla nascita di un «terzo luogo», uno spazio a vocazione collaborativa.

Vetrina per l’economia circolare

Il mandato consisteva nel recupero dell’edificio esistente piuttosto che la costruzione di un nuovo fabbricato. Questo approccio non è mai stato messo in discussione, ma di per sé non ha nulla a che fare con il «riuso», poiché il manufatto esistente viene semplicemente convertito a un nuovo utilizzo simile a quello precedente, in quanto contenitore. È prima di tutto un cambio di destinazione. La sfida è programmatica: far assumere a questo edificio abbandonato il ruolo di vetrina dell’economia circolare. Il committente ha risposto alle ambiziose implicazioni che l’idea comportava con una seconda mise en abîme: l’ex officina elettrica non solo sarà ristrutturata, ma la sua riconversione dovrà dichiaratamente testimoniare, anche nelle singole componenti, i principi dell’architettura del riuso.

La proposta del team di architetti – iniziatori e promotori – con i loro competenti progettisti, è stata appoggiata dal committente, determinato a sostenere la natura sperimentale del progetto. Due innovazioni in materia definiscono il quadro operativo capace di far convergere le parti coinvolte. Innanzitutto, l’introduzione di un lotto dedicato all’interno del contratto denota un impegno finanziario del mandatario, per un importo, in questo caso, di 100 000 euro. Circa l’ 1,7 % del costo totale dei lavori è assegnato, attraverso di esso, a un partner competente responsabile di accompagnare le imprese nelle loro pratiche di reimpiego. Coordinato dal Wip, il gestore del sito, l’emblematico «lotto 01» è centrale nel progetto, e trasversale a tutti i mestieri. Ogni posizione di capitolato implica una proposta alternativa al materiale nuovo. L’apertura al reimpiego trova poi una fattibilità pratica nell’utilizzo di un capitolato dalle clausole tecniche e speciali che prevede diverse varianti. Per ogni offerta di riutilizzo pro­posta, l’equivalente nuovo è sottoposto a confronto.

Rinnovare le competenze

La valutazione delle diverse varianti non si può più basare esclusivamente sul rapporto qualità e prezzo, a vantaggio di un approccio trasversale che tiene conto del costo, della durata, dell’impronta eco­logica e dell’impatto socio-economico. Il riutilizzo dei corpi riscaldanti in ghisa, ­provenienti dai vicini locali dell’amministrazione è stato più oneroso dell’acquisto di nuovi radiatori, ma più ecologico in termini di trasporto, di recupero del metallo e della loro durata di vita ineguagliabile.

Il reimpiego di porte d’entrata o di parti di carpenteria provenienti dagli alloggi degli operai non è stato economicamente vantaggioso, ma significativo per la memoria collettiva, per l’economicità del trasporto e dell’installazione e ha messo in valore l’impiego di competente manodopera locale. Durante il cantiere, i falegnami hanno affermato che in questo modo hanno potuto mettere in risalto le loro competenze, ormai sempre più ridotte a lavori di posa.

Sfatare i preconcetti

Per Valentin Blanlot di Wip Colom­belles e Morgan Moinet di Remix Encore Heureux, il riuso implica non solo lo smontaggio di edifici quanto lo sfatare idee ­preconcette. La trasformazione della Grande Halle come progetto pilota ha permesso di semplificare molti dei processi necessari per il riutilizzo con tutti i partner coinvolti: dalla comunicazione con il committente alla convalida delle polizze assicurative che dovevano essere stipulate dopo la messa in servizio delle parti riutilizzate. Un ruolo essenziale, che richiede una cooperazione interdisciplinare e un monitoraggio continuo delle attività edilizie regionali, è quello di trovare «siti di stoccaggio», cioè edifici che stanno per essere demoliti e che offrono un potenziale per il recupero di parti. L’operazione risulta più difficoltosa nelle regioni con pochi cantieri e demolizioni. D’altra parte, nelle aree con un alto tasso di cantieri è possibile risparmiare nella logistica di stoccaggio, in questo caso il recupero e il riuso simultaneo dei pezzi tra i cantieri coinvolti diventa più facile.

L’impatto regionale della Grande Halle come laboratorio di riuso non è solo tecnica, ma anche morale. Il progetto fa parte di un approccio più ampio all’economia circolare: impiegare ciò che si trova sul posto, con ­risorse e materiali da riutilizzare, ma anche con lo sviluppo di competenze locali. A Colombelles, il riuso risveglia simbolicamente la speranza di recuperare una rete di costruzioni presenti sul territorio con il suo potenziale di ­interconnessione sociale, economica e produttiva come i bacini industriali del secolo scorso.

Partecipanti al progetto

Committenza: SEM Normandie Aménagement, + EPFN Colombelles

Architettura: Encore Heureux, Parigi

Statica: Ligne BE + T&E Ingénierie, ­Carquefou

 

Facts & Figures

Terreno: 25'927 m2

Superficie riconvertita: ca. 3700 m2

Grande navata: 1100 m2

Sale riunioni: 16-115 m2

Uffici: 500 m2

Costi edificio: 5,8 milioni di euro

Su commissione dell'Ufficio federale dell'ambiente, i seguenti numeri speciali sull'economia circolare sono stati pubblicati da espazium – Edizioni per la cultura della costruzione:

 

Nr. 1/2021: «Architettura circolare: Edifici, concetti e strategie per il futuro»

Gli articoli del ciclo «Economia circolare» sono raccolti in questo e-dossier.