La professione dell’ingegnere e dell’architetto tra etica, deontologia e morale
L’OTIA mi ha invitato a commentare l’Art. 6 cpv. 7 del Codice Deontologico in relazione con l’accettazione di mandati diretti in contrasto con le disposizioni legali cogenti. L’Art. 6 cpv. 7 riguarda essenzialmente i rapporti con gli enti pubblici. Il contesto di queste disposizioni coinvolge pertanto in modo prioritario l’Etica e la Morale. Questi sono concetti fondamentali che penso sia importante prima di tutto avere ben chiari.
Nei dizionari di lingua italiana sono disponibili molte definizioni di Etica, Morale e Deontologia.
Nel linguaggio filosofico è Etica, dal greco ethos che si riferisce al comportamento dell’individuo, ogni dottrina o riflessione speculativa intorno al comportamento pratico dell’uomo, con l’intenzione di indicare quale sia il vero bene e quali i mezzi atti a conseguirlo, quali siano i doveri morali verso sé stessi e verso gli altri, e quali i criteri per giudicare sulla moralità delle azioni umane. In senso più ampio, l’Etica è il complesso di norme morali e di costume che identificano un preciso comportamento nella vita di relazione con riferimento a particolari situazioni storiche perché essa evidentemente evolve con lo sviluppo del pensiero umano e della società. In particolare, in quest’ultimo senso si inserisce l’Etica professionale o Deontologia, ossia l’insieme dei doveri strettamente inerenti alle attività professionali svolte nella società.
Quando si parla di Etica si utilizzano spesso in vicinanza ad essa i concetti riguardanti la Morale. Ma Etica e Morale non sono la stessa cosa. Infatti, la Morale, dal latino moralis, è l’insieme di consuetudini e di norme riconosciute come regole di comportamento da una persona, un gruppo, una società, una cultura.
Riassumendo, per Etica si intende quindi il ramo della filosofia che analizza il comportamento ritenuto corretto, il modo di pensare e dei valori giusti che si dovrebbero seguire in qualsiasi circostanza. L’Etica definisce quindi la Morale comune che l’individuo dovrebbe in ogni caso seguire. La Morale è quindi l’oggetto di studio da parte dell’Etica.
Infine, il concetto di Deontologia. Il sostantivo Deontologia deriva dal greco come Etica, più precisamente dalla parola deontos che significa dovere.
La deontologia è quindi il ramo dell’Etica che pone le basi dei doveri di una persona in termini di moralità. La deontologia si applica al mondo professionale attraverso la definizione di un insieme di regole e degli obblighi che concernono le persone di una determinata professione. A differenza dell’etica professionale, che studia e valuta ciò che un particolare individuo sente come moralmente corretto nei confronti della sua professione, la deontologia professionale è in conclusione un codice di condotta, riguardante i diritti, i doveri e le responsabilità, che si applica a tutti i professionisti di quella professione.
In quest’ultimo ambito si inseriscono il codice deontologico dell’OTIA e il codice d’onore della SIA.
Mi immagino che sia chiaro a molti quale sia il modo etico, nel senso di corretto e giusto, di agire all’interno della società in cui abbiamo la fortuna di vivere e operare. Abbiamo tutti noi dei parametri etici rispetto ai quali giudichiamo, o dovremmo giudicare, il nostro proprio modo di agire e quello degli altri.
Al contrario, l’esperienza insegna che non siamo tutti dotati sfortunatamente della stessa moralità anche se cresciuti, educati e abituati a vivere in contesti civili. Pertanto, una persona immorale sa che il suo comportamento non è corretto in quanto possiede comunque un’etica nel senso che conosce i principi e le norme morali del vivere e dell’agire in modo corretto – gli stessi sono stati appresi durante la crescita e la formazione scolastica e professionale. Una persona immorale probabilmente si comporta in modo non corretto perché non persegue i fini e gli obiettivi della società all’interno della quale vive e opera ma esclusivamente o principalmente fini e obiettivi propri.
Questa presa di coscienza dell’esistenza del comportamento immorale ha richiesto in diversi ambiti della società la creazione di codici deontologici e di onore di cui quelli delle nostre associazioni sono un valido esempio.
In questo senso l’Art. 6 cpv. 7 del Codice Deontologico OTIA definisce quale comportamento con gli enti pubblici in generale riteniamo deontologicamente non corretto. L’Art. 6 non si esprime però su una parte di comportamenti da ritenersi deontologicamente non corretti in relazione all’accettazione di mandati in contrasto con le disposizioni legali cogenti, come per esempio mandati diretti superiori a 150’000CHF, limite definito dalla LCPubb.
Gli articoli 4 cpv. 1, 7 e 8 del Codice Deontologico OTIA:
Art. 1 «Ingegneri e architetti s’impegnano a svolgere la professione secondo scienza e coscienza, ad agire nel rispetto dei principi fondamentali dell’indipendenza, della dignità, dell’integrità morale e della lealtà, nonché attenendosi alla correttezza nella concorrenza».
Art. 7 «Ingegneri e architetti non possono accettare incarichi, anche solo temporanei, da assumere direttamente o indirettamente, che siano incompatibili con le leggi e con le normative che disciplinano la loro professione».
Art. 8 «In particolare, essi devono astenersi dall’assumere mandati che la committenza intenda conferire loro in contrasto con la legge. Avvertita una simile situazione, sono tenuti a renderne immediatamente attento il committente e se questi non modifica la sua scelta, devono rinunciare al mandato».
L’Art. cpv. 1 del Codice d’Onore della SIA si esprime invece in modo deciso e preciso al riguardo.
«I soci SIA di tutte le categorie s’impegnano a svolgere la propria professione secondo scienza e coscienza e a rispettare le regole della leale concorrenza. Essi rispettano la personalità e i diritti professionali dei loro colleghi, superiori e collaboratori».
L’accettazione di mandati pubblici diretti di importi superiori ai limiti definiti dalla legge, oltre che contrario ai principi deontologici sanciti nei codici delle nostre associazioni, è lesivo della leale concorrenza e infine della nostra professione, della nostra credibilità sociale e della società in senso lato e quindi immorale.
Se inoltre affianchiamo il contenuto dell’Art. 6 cpv. 7 del Codice Deontologico OTIA al tema dell’accettazione di mandati diretti di importi superiori ai limiti definiti dalle disposizioni legali, non può che arrivare alla mente che si è in presenza di comportamenti clientelari pericolosi che non devono appartenere alla nostra società e nell’eventualità si verificassero, non dovranno in nessun caso essere tollerati.
Dovremmo fermarci quindi ogni tanto a riflettere su questi temi, operare personali esami di coscienza e decidere infine a quale categoria umana ambiamo appartenere.