Pre­mio SIA Mas­ter Ar­chi­tet­tura 2016: am­bi­zioni e realtà

Assegnato ogni anno dalla SIA, il Premio SIA Master Architettura mostra i lavori degli studenti e le peculiarità didattiche delle università che offrono formazione in ambito architettura.

Date de publication
18-05-2017
Revision
18-05-2017

Assegnato dalla SIA fin dal 1960, il Premio SIA Master Architettura retribuisce ogni anno i lavori di fine studi in una delle tre scuole superiori universitarie, l’Accademia di architettura di Mendrisio (AAM), l’Ecole Polytechnique Fédérale de Lausanne (EPFL) e la Eidgenössische Technische Hochschule Zürich (ETHZ).

I progetti di Master sostenuti ogni anno sono tra gli 80 e i 130. Per ogni sessione d’esame, la giuria è formata da 6 architetti: il presidente della società specializzata «architecture et culture» (A&C), un rappresentante per ogni regione linguistica della stessa società, un rappresentante del gruppo professionale architettura della SIA e un rappresentante della sezione locale della SIA del cantone in cui si trova la scuola universitaria superiore. (cfr. riquadro sottostante).

Incertezze e nuovi equilibri

Una panoramica sulle ultime nomine ai premi internazionali di architettura, che hanno valorizzato delle pratiche così diverse e opposte da quelle esercitate da Alejandro Aravena, RCR Arquitectes, BIG, Rudy Ricciotti o Grafton Architects, svela il disequilibrio e le incertezze in cui è sprofondata l’architettura. Incertezze di fronte alla digitalizzazione dell’architettura o di fronte alle nuove esigenze ambientali imposte dai cambiamenti climatici; squilibri causati dall’incremento delle diseguaglianze economiche e delle crisi geopolitiche, che spingono sulla strada milioni di sradicati; squilibri riguardo alla fragilità di referenti stabili sottoposti di continuo alla voracità di una società consumista dove i beni o le idee si consumano rapidamente; o ancora, lo squilibrio generato dalle lotte costanti tra l’illusione globale del « tutto è possibile» e la rinuncia locale del « tutto è già stato fatto».
Questa situazione influenza più o meno direttamente il modo di concepire, ma anche di insegnare l’architettura. Il rapporto tra pratica accademica e realtà professionale non è più così diretto e immediato come una volta e si presenta sotto forme inedite ancora sconosciute. Di fronte a queste prospettive, quali sono gli strumenti da proporre ai futuri architetti per far fronte a delle realtà finora estranee alla professione? Quale metodo trasmettere agli studenti che dovranno padroneggiare allo stesso modo sia le nozioni architettoniche classiche di ordine, coerenza e bellezza sia i concetti tratti dalle scienze sociali, economiche e ancora politiche?

Culto del paesaggio, metamorfosi urbana e competenza tecnica

Come i laureati dei premi internazionali di architettura, i progetti premiati dalla giuria per la sessione 2016 del Premio SIA Master Architettura rappresentano i diversi orientamenti seguiti dalle tre istituzioni universitarie volte all’insegnamento dell’architettura. Sono delle tendenze contrastanti che sembrano reagire alle tensioni contemporanee con le quali i professionisti si trovano a confrontarsi. I 12 progetti laureati sottolineano infatti da una parte la coerenza della scelta della giuria, dall’altra illustrano le risposte delle istituzioni alle incertezze e all’instabilità sopra menzionati.

All’AAM, sotto la guida del precedente direttore di diploma Valentin Bearth, gli studenti hanno rivolto l’attenzione sulla stazione grigionese di St-Moritz. Dall’osservatorio del territorio che propone una passeggiata tematica verticale (St. Moritz Bad, osservatorio sul territorio) al gesto forte di un’infrastruttura pubblica e paesaggistica, che riconnetta il villaggio al suo lago (St. Moritz, un'unica città), passando per un hotel-scuola (St. Moritz Bad, Hotel and cooking school between the city and the forest) la cui tipologia e ripartizione degli spazi pubblici e privati propongono un gioco sovversivo tra villaggio e foresta, i 3 master premiati sono degli oggetti manifesti, una sorta di riferimento nel paesaggio, che si propone l’obiettivo di sublimarlo. Il territorio grigionese è percepito come il punto di partenza verso un ampliamento e un rinnovamento dei quadri di vita messi a disposizione degli abitanti. Di fatto e in continuità con la tradizione costruttiva ticinese, la struttura e il paesaggio si presentano come gli elementi principali di composizione di un nuovo tipo architettonico.

All’EPFL, in seguito a un primo semestre dedicato interamente alla stesura di un progetto teorico sotto forma di memoria, gli studenti scelgono liberamente il tema da trattare nel loro progetto di diploma. Oltre alle risposte e alle proposte formali è chiamata in causa la coerenza del tema. Luoghi di culto deserti e riconvertiti in centro per migranti, un cimitero riconfigurato per rispondere alla sua nuova condizione urbana generata dalla crescita della città e la possibile evoluzione e riconversione dell’abazia di Saint-André-Le-Haut a Vienna in Francia, ripropongono ciascuno a proprio modo la questione della ricomposizione dell’esistente nei confronti dei cambiamenti socio-politici attuali.  Così l’architettura si piega ai bisogni contemporanei urgenti e si orienta attraverso nuovi meccanismi d’adattamento-trasformazione-riconversione, verso un nuovo sguardo sull’ordinario, legato alle inquietudini della società.

Infine i 6 progetti dell’EPFZ1 – gli studenti possono scegliere fra vari temi differenti per semestre– rivelano l’importanza e la cura che la scuola superiore zurighese accorda alle competenze tecniche e operative dei suoi studenti. I temi classici proposti– l’ampliamento della scuola di architettura, un centro per le esposizioni, un nuovo quartiere di alloggi o degli ateliers per la formazione e per le manifatture – permettono agli studenti di essere inquadrati in un vero e proprio processo di concorso. La chiarezza e il carattere tecnico delle proposte insistono sulla sperimentazione e l’apporto concettuale. Sono risultati che rivelano l’ambizione zurighese per un insegnamento che sia una riproduzione autentica della complessità e della completezza manifesta del mestiere di architetto.

Di fronte a questo periodo di esitazioni teoriche e pratiche, l’ambiente accademico si erige a bastione e al tempo stesso a laboratorio di un sapere in pieno mutamento.
Un esercizio da equilibrista in cui si trovano attualmente impegnate le 3 istituzioni, il cui insegnamento deve essere favorevole alla trasmissione di una metodologia stabile, accettando al tempo stesso una permeabilità alle nuovi correnti e influenze propense all’innovazione e al cammino verso un nuovo tipo di insegnamento.
Perché, se l’architettura pare un’arte statica, si presta perfettamente all’idea che l’insegnamento migliore è quello che può svilupparsi lungo tutta una vita.

 

I progetti premiati possono essere consultati sul nostro e-dossier Premio SIA Master Architettura 2016.

 

 

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