Ar­chi­tet­ture viste in se­zione

In linea con il tema approfondito in questo numero di Archi, abbiamo deciso di dare spazio a un’esperienza didattica svolta in Ticino durante lo scorso semestre alla SUPSI, che ha avuto come punto focale proprio l’analisi della sezione come strumento per la comprensione e la creazione del progetto di architettura. L’interesse non è però solo didattico o tecnico. Partendo da questioni rappresentative e costruttive, questa esperienza – che guarda a simili ricerche svolte in altri atenei negli scorsi anni – punta infatti a sviluppare e promuovere la conoscenza culturale dell’architettura contemporanea ticinese, come ci spiegano Giuseppe Rossi e Stefano Zerbi, responsabili del laboratorio.

Date de publication
07-04-2017
Revision
12-04-2017

Archi: Com’è nata l’idea di dedicare l’intero semestre allo studio della sezione?

Giuseppe Rossi e Stefano Zerbi: Lo spunto è stato il progetto di ricerca «Details. Architecture seen in section» diretto da Marco Pogacnik negli anni scorsi (cfr. www.detailsinsection.org) e presentato alla Biennale di Architettura di Venezia nel 2014, il cui risultato è il ridisegno di sezioni costruttive in scala 1:10 di architetture eloquenti contemporanee e moderne. Questo progetto è andato recentemente in mostra anche a Lucerna (Hochschule Luzern, 3-21 marzo 2017). Partendo da questo riferimento, per il Laboratorio di Costruzione del primo semestre di Bachelor del corso di laurea in Architettura della SUPSI si è deciso di sviluppare con gli studenti il tema delle architetture viste in sezione e della centralità della sezione costruttiva nella definizione materica e del carattere di un edificio. Tale approccio all’architettura ha permesso di definire sia l’inquadramento teorico sia quello didattico del corso. Per il primo, si è ripreso il rapporto tra struttura, involucro e spazio trattato da Giovanni Fanelli e Roberto Gargiani nella loro Storia dell’architettura contemporanea (Laterza, 1998). Si sono così introdotti alcuni concetti fondamentali della storia della costruzione, come la teoria del rivestimento o la supremazia della struttura. Per quanto riguarda l’inquadramento didattico, si è scelto di circoscrivere l’ambito delle analisi al tema dell’abitazione costruita in muratura e della copertura a falda. 

Perché questa delimitazione?

Tale scelta dipende da due motivazioni. In primo luogo, tali tipologie costruttive risultano essere in sintonia con quanto gli studenti svilupperanno in altri corsi, e poi perché queste tecniche appartengono alla tradizione del Cantone Ticino. Si è tentato quindi di mostrare agli studenti degli esempi che potessero costituire una base per una storia materiale della costruzione nel nostro Cantone. In aggiunta, ricorrere al disegno in sezione permette di indagare «quelle parti dell’organismo architettonico in cui la facciata si relaziona al tetto, la finestra al muro o la parete al controsoffitto», come recitava il manifesto della mostra alla Biennale di Architettura di Venezia del 2014.

Come è stata affrontata l’analisi?

Quale metodo per l’analisi si è scelto di attingere direttamente alle sezioni costruttive originali fornite dagli archivi o dai progettisti stessi. Queste sono state ridisegnate integralmente dai docenti al fine di ottenere un risultato grafico omogeneo. Il ridisegno collettivo in classe con gli studenti ha seguito una scomposizione tettonica e cantieristica, partendo dalle fondazioni e lo zoccolo, l’elevazione e i solai, per terminare con la copertura. Queste fasi hanno permesso non solo l’approfondimento costruttivo e materico delle scelte operate dai progettisti, ma anche l’analisi statica elementare dei sistemi strutturali. I particolari costruttivi sono stati situati nel periodo storico dell’opera e, in alcuni casi, la loro attualizzazione è stata discussa con gli studenti.

Quali sono i casi studio che avete selezionato?

I casi di studio affrontati durante il semestre d’autunno 2016 sono stati scelti al fine di evidenziare – nell’ambito dell’architettura ticinese – due figure considerate quali «maestri», un materiale e un tema contemporaneo. Nel primo caso, sono state scelte le figure di Franco Ponti e Rino Tami, i quali durante la loro carriera hanno affrontato il tema dell’abitazione in muratura con tetto a falde in modo esemplare. Il materiale scelto è il mattone di cemento conosciuto con l’acronimo di BKS, perché costituisce un periodo storico dell’architettura ticinese ben definito. Esso ha permesso di introdurre figure quali Pietro Boschetti e i fratelli Moro. Per il tema contemporaneo si è scelto quello della costruzione massiccia con riferimento all’opera degli architetti Wespi & de Meuron.

In conclusione, con l’introduzione della rappresentazione dell’edificio attraverso le sezioni costruttive sin dal primo semestre, questo metodo diventa un filo conduttore nell’ambito dei Laboratori di costruzione, perché già utilizzato anche nei semestri successivi. Si introduce quindi un metodo per sintetizzare la complessità dell’organismo costruito che permette una lettura simultanea di più livelli d’approfondimento: uno strumento indispensabile all’architetto e costruttore per misurare le conseguenze delle proprie scelte architettoniche, costruttive, statiche e materiche. Inoltre, queste esperienze e il patrimonio che le sezioni formeranno sono volti a costituire uno spaccato della storia della costruzione del Canton Ticino; un supporto non solo per descrivere, ma soprattutto per progettare il futuro di questi edifici nel rispetto della loro sostanza.

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