Bio­gra­fia di Tita Car­loni

Tita Carloni, la sua vita e le sue opere in breve

Date de publication
13-01-2015
Revision
19-10-2015

Tita Carloni (1931-2012) nasce a Rovio il 24 giugno del 1931. Figlio di Taddeo e di Elvezia Piffaretti, conosce i rudimenti del disegno e la cultura del costruire dal padre Taddeo, pittore e insegnante alla Scuola dei pittori di Lugano. Nel 1950 inizia gli studi di architettura al Politecnico di Zurigo, svolge periodi di pratica presso gli architetti Rino Tami a Lugano, Peppo Brivio a Locarno e Boileau et Bourdette a Parigi, e ottiene il diploma di architetto nel 1954.

Terminati gli studi, Carloni resta a Zurigo e apre un piccolo studio in associazione con gli architetti Jean Pythoud, Alex Huber, Rico Christ e Jacques Henry. Dopo alcuni progetti e concorsi senza esito, rientra in Ticino e apre nel 1956 uno studio a Lugano, con Luigi Camenisch. Da questa collaborazione, che durerà cinque anni, scaturiscono le prime opere, tra cui in particolare Casa Balmelli a Rovio (1957), l’Albergo Arizona a Lugano (1957), Palazzo Bianchi a Lugano (1960).

Sin da questi primi progetti si evidenzia come per Carloni non è tanto la coerenza di linguaggio che interessa, ma piuttosto quanto di specifico propone il tema progettuale, e fondamentale è la ricerca della corretta soluzione per quel tema e per quel luogo. Carloni privilegia l’attenzione per il contesto in cui l’edifico va a inserirsi, l’interesse per i fatti strutturali e costruttivi, la scelta dei materiali e l’elaborazione dei dettagli, nonché la ricerca, per ogni quesito architettonico, dell’adeguata risposta funzionale. È da questi concetti e criteri che deriva il suo interesse per i due aspetti, apparentemente contraddittori, del razionale e dell’organico. Il razionale quale disciplina di lavoro: ma sempre stemperato dall’organico, che significa attenzione per le valenze dei materiali costruttivi e per gli imperativi geografici, che hanno la forza di correggere il rigore della geometria iniziale. Quindi, non tanto Le Corbusier ma Wright, o piuttosto Alvar Aalto.

Dal 1961 al 1964 Tita Carloni apre un ufficio anche a Losanna, chiamato a partecipare al progetto dell’Esposizione Nazionale Svizzera – di cui Alberto Camenzind era il direttore capo-architetto. A Max Bill e a Carloni fu affidato il progetto del settore «Art de vivre - Joie de vivre», un compito che i due architetti affrontarono in modo autonomo. Se infatti Bill si occupò delle sezioni della scuola, delle arti e della pianificazione, al giovane Carloni toccarono le altre, come turismo, chiesa, moda, salute. Questa suddivisione tematica tra i due architetti comportò ovviamente architetture diverse tra loro, con Bill a prediligere metallo e vetro e Carloni il legno, con il quale realizza geometrici volumi verticali che emergono alle spalle di un lungo portico orizzontale che definisce una piazza centrale.

Conclusa l’esperienza losannese, e terminata la collaborazione con Camenisch, Carloni ha poi un intenso periodo di lavoro in Ticino tra il 1965 e il 1968. Molte le opere realizzate, tra cui sono da ricordare le Case d’appartamenti in via Beltramina a Lugano (1965), la casa-atelier Dobrzanski a Gentilino (1966), la Pinacoteca Züst a Rancate (1967), la casa parrocchiale a Sorengo (1968), la casa Perucchi ad Arosio (1969).

Ma questo intenso lavoro professionale si interrompe quasi bruscamente nel 1970, quando Carloni aderisce al Partito Socialista Autonomo, nato da una spaccatura del Partito Socialista: un impegno nel politico e nel sociale che Carloni vive con intensa (e spesso polemica) partecipazione, e comporterà il brusco diradarsi degli incarichi pubblici e privati. Certo, porta a termine e realizza ancora alcune opere, in particolare la Casa del Popolo a Lugano (1971), l’istitituto OTAF a Sorengo, in collaborazione con Luigi Snozzi e Livio Vacchini (1974), e il Centro scolastico di Stabio (1974). Ma il periodo dei grandi progetti è oramai tramontato.

Carloni si impegna allora maggiormente nell’insegnamento alla Scuola di architettura dell’Università di Ginevra, che aveva già iniziato nel 1968 con l’incarico di professore di progetto e teoria. Un compito difficile, in una scuola che pativa la concorrenza di Losanna, con pochi mezzi finanziari e afflitta da una profonda contestazione studentesca. Una situazione che Carloni affrontò in prima persona e che riuscì anche per un certo periodo a risolvere positivamente, assumendone la direzione dal 1976 al 1982. Ma la concorrenza con Losanna fu progressivamente insostenibile, e la scuola di Ginevra perse progressivamente importanza fino a chiudere nel 1991.

Questa attività nell’insegnamento non gli impedisce comunque di lavorare nel Ticino: nel 1973, e per la durata di cinque anni, Carloni fonda i Collettivi di progettazione, con Lorenzo Denti, Fosco Moretti e altri. Tra i lavori di questo periodo sono le Case popolari Cereda a Balerna (1974), case a schiera con alloggi per i meno abbienti. Dopo un breve periodo di associazione con Fosco Moretti tra il 1978 e il 1981, Carloni apre in seguito uno studio proprio a Rovio. Tra gli ultimi lavori è la Stazione di servizio Stalvedro lungo l’autostrada ad Airolo (1987), in collaborazione con Roberto Nicoli, nonché alcuni restauri di monumenti: chiese, campanili, edifici storici.

Importante rimane sempre la sua presenza nel mondo della cultura architettonica del Cantone, con diversi saggi e articoli e conferenze sulla divulgazione dell’architettura, sulla storia contemporanea, sui problemi del territorio e del restauro, sull’identità di un Ticino confrontato con la virulenza dei mutamenti in corso. Tita Carloni muore a Mendrisio il 24 novembre 2012.

 

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