Verso una Bau­kul­tur all'in­segna della pa­rità di ge­nere

Intervista a Beatrice Aebi, presidente della rete «Donna e SIA»

Cinquant’anni fa, il 7 febbraio 1971, alle donne svizzere veniva riconosciuto a livello federale il diritto di voto: un passo decisivo – compiuto con parecchio ritardo rispetto al resto del mondo – per il cammino verso la parità di genere. Mezzo secolo dopo, a che punto del percorso ci troviamo nei mestieri connessi all’edilizia e alla Baukultur? Ne abbiamo parlato con Beatrice Aebi, urbanista e presidente di «Donna e SIA», gruppo nato nel 2004 dall’esperienza del progetto «Frau am Bau» e costituitosi poi in forma di rete nel 2014. Rete che, sempre in quell’anno, è stata iscritta negli statuti SIA in quanto organo deputato a promuovere l’eguaglianza tra i generi.1

Date de publication
07-02-2021

espazium – Beatrice Aebi, nei 14 anni a capo di «Donna e SIA» come ha visto evolvere la situazione delle professioniste della Baukultur?
Beatrice Aebi Ho visto aumentare la percentuale di professioniste affiliate alla SIA da un livello quasi marginale ad una percentuale più significativa. La nostra rete è cresciuta altrettanto. Purtroppo non abbiamo ancora raggiunto in tutti i gruppi professionali della SIA la presenza di una quota minima di donne pari al 20% – obiettivo che nell’accordo con il comitato della SIA ci eravamo posti per il 2020. Soltanto le architette hanno superato, già nel 2016, questo limite: attualmente sono il 21,9%.

Nonostante questa crescita capita ancora spesso, nei nostri settori, di essere l’unica donna a un tavolo di uomini; ci si abitua, ma se ce ne sono altre l’atmosfera cambia.

Le donne tra gli associati SIA
 

16% è la percentuale delle donne sul totale dei soci SIA nel 2020. Nel 2003 erano l'8,7%.
Queste cifre cambiano se si considerano i gruppi professionali: tra gli architetti, le socie sono il 21,9%, tra gli ingegneri rappresentano il 5%.

Per ulteriori dati si veda la galleria d'immagini. Le statistiche assumono forme diverse a seconda delle modalità di raccolta dati di ogni ateneo.

Quali sono le principali difficoltà con cui si trovano confrontate le donne attive nell'ambito dell'edilizia?
Le statistiche2 parlano chiaro: ci sono tuttora delle differenze salariali tra uomo e donna che non possono essere spiegate sulla base dell’anzianità, della formazione o del grado di responsabilità. E purtroppo capita ancora che le donne abbiano dei problemi quando decidono di avere un figlio. Sentiamo storie sconvolgenti.
Comunque incoraggerei le mie colleghe – e soprattutto quelle giovani – a farsi avanti quando si presenta l’occasione, a osare di più.

Le cosiddette "quote rosa" potrebbero essere uno strumento per accrescere la presenza delle professioniste in funzioni che offrono una certa visibilità. Come rete, qual è la vostra posizione in merito?
Il «Global Gender Gap Report» del WEF (2020) afferma che, se continuiamo al ritmo attuale, la parità di genere sarà raggiunta tra 100 anni… Vista la velocità da lumaca con cui cambiano le cose, personalmente sono favorevole a una quota di un minimo del 35% di donne (e uomini) nelle commissioni, nei comitati direttivi, nell’assegnazione delle cattedre nelle scuole universitarie. Per quanto riguarda la presenza delle donne nelle giurie dei concorsi, penso che la SIA dovrebbe richiederla, per esempio nell’ambito della valutazione della conformità alle norme SIA 142/143.

Leggi anche, in occasione del 50° del suffragio femminile, la testimonianza di Cristiana Storelli, che racconta cosa significava essere architette… senza diritto di voto

Nel 1999 il gruppo «Frau am Bau» (che ha fornito la base di esperienze su cui è poi stata costruita «Donna e SIA») pubblicava un ironico album di figurine: il «Sammelalbum Professorinnen für Architektur und Entwurf an den Eidgenössischen Technischen Hochschulen». Si invitava a collezionare tutte le figurine delle professoresse di architettura e progettazione nei politecnici. I ritratti erano soltanto due… quelli di Flora Ruchat-Roncati e Inès Lamunière. Oggi i numeri sono migliorati, ma le professoresse restano in netta minoranza. Come rete «Donna e SIA» avete avuto rapporti con gli atenei in merito a questo tema?
Abbiamo cercato varie volte di entrare in dialogo con l’ETHZ, anche insieme alla SIA stessa, ma purtroppo i nostri tentativi non hanno avuto molto successo. La proporzione delle professoresse da allora è aumentata considerevolmente, ma non sembra che il tema sia considerato una priorità, come mostra questo servizio. Per quanto riguarda l’EPFL, da diversi anni le nostre colleghe del gruppo di Vaud tengono un discorso alla festa di diploma. Il gruppo regionale ticinese finora è inattivo, quindi non conosco la situazione all’USI.

Se si guarda invece la quantità delle studentesse si osserva che, mentre nei dipartimenti d'architettura la tendenza è alla parità tra iscritti e iscritte, i numeri peggiorano nei campi connessi all'ingegneria e alla tecnica (si vedano le immagini). A cosa si deve questo divario?
Direi che il problema riguarda tutte le materie cosiddette «MINT», ovvero i settori della matematica, dell’informatica, delle scienze naturali e della tecnologia. È un dato di fatto che tutt’ora, nei politecnici e nelle scuole tecniche, le donne nelle materie MINT sono una minoranza. E questo si vede anche a livello di tirocini: le donne che scelgono le professioni manuali o tecniche sono poche.3
Credo che il fatto che questi mestieri non offrano tutt’ora moltissimi modelli di professioniste a cui guardare abbia un influsso sulle scelte delle ragazze. Per risvegliare la loro curiosità – e quella di tutti i bambini – sono convinta che sia necessario promuovere queste professioni fin dalle elementari; al liceo spesso è già tardi. La pubblicazione del nostro libro L’ingegnosa Eugenia, che nell'edizione francese è stato integrato dai cantoni Vaud e Ginevra nei loro programmi didattici, è un esempio di questo impegno.
Bisogna anche dire che oggi ci troviamo in una situazione in cui vige una grande penuria di specialisti, e per risolverla è importante interessare anche le ragazze alle nostre professioni.

Lei sta per lasciare la presidenza di «Donna e SIA», che ha presieduto per 14 dei suoi 17 anni di esistenza. Quali sono state le vostre maggiori conquiste?
Sicuramente il fatto che, nella rete, siamo passate da 7 a 366 membri, che siamo attive in tutta la Svizzera, che ci troviamo negli statuti della SIA. E poi i libri pubblicati, i viaggi di studio, i discorsi e i dibattiti di altissima qualità che abbiamo organizzato in uno spirito di professionalità e amicizia. Siamo orgogliose di avere tante professioniste svizzere di grandissimo merito tra di noi e di aver ospitato delle colleghe di fama internazionale. E poi, se penso allo sviluppo avvenuto all’interno della SIA, che oggi ha un comitato composto dallo stesso numero di uomini e donne, posso dire che è stato fatto un bel pezzo di strada.
Tutte le nostre attività servono a rendere visibili la creatività e competenza femminile nel nostro settore professionale. La prossima meta naturalmente è eliminare gli ostacoli tutt’ora esistenti e aumentare le opportunità dov’è ancora necessario. In questo senso credo che i nostri obiettivi strategici saranno politici. Vorrei che mia figlia non debba fare le esperienze che ho fatto io.

Con la partenza di Beatrice Aebi, la SIA cerca una nuova presidente per la rete

Un'ultima domanda alla Beatrice Aebi urbanista: negli ultimi anni si parla sempre di più del fatto che anche la forma e l'articolazione della città possano veicolare discriminazioni; per contro, una pianificazione attenta potrebbe contribuire alla creazione di città più egalitarie e inclusive. Condivide questa visione dell’urbanistica?
L’urbanistica, essendo pluri e interdisciplinare, per definizione e da sempre deve integrare molti aspetti e dimensioni diverse. Se non lo fa si perde una fonte di sapere importante. La sfida consiste nell’integrare vari bisogni pur mantenendo la qualità spaziale.
Allo stesso tempo, l’urbanista deve prendere delle decisioni strategiche che magari si manifesteranno in un progetto concreto solo decenni dopo. Proprio nel fatto di muoversi tra un concetto visionario e i suoi sviluppi, che possono essere inaspettati, sta la sfida di questa professione complessa e appassionante – una sfida da trasmettere alle ragazze e a tutti i giovani.

Iniziative di «Donna e SIA» per il 50° del suffragio femminile
 

A Zurigo ci saranno dieci giorni di manifestazioni nel Münsterhof organizzate dall'associazione Créatrices.ch in collaborazione con diversi gruppi, tra cui «Donna e SIA».

Il gruppo zurighese sta preparando e pubblicando 50 ritratti di professioniste dell'edilizia.

A livello svizzero, un calendario di manifestazioni dedicate al 50° è raccolto sulla pagina della ricorrenza.

 


Associazioni per la parità di genere nella Baukultur

Note

  1. Si veda il paragrafo 4 dell'articolo 2 degli Statuti della SIA: «Der SIA […] engagiert sich für gleiche Chancen in Wirtschaft und Wissenschaft sowie für die Vereinbarkeit von Beruf und Familie. Zu diesem Zweck bildet er ein Netzwerk, dem sich alle Mitglieder des SIA anschliessen können».
  2. Si vedano le statistiche della Confederazione o notizie recenti come questa.
  3. Lo dimostrano anche le statistiche della Confederazione sulla scelta della professione e del percorso formativo.