Re­cen­sio­ne a «Vi­sio­ni strut­tu­ra­li – Ras­se­gna di ar­chi­tet­tu­ra e ur­ba­ni­sti­ca»

Data di pubblicazione
18-09-2023

«Visioni strutturali» è il titolo scelto per il numero 168 di «Rassegna di Architettura e Urbanistica», storica pubblicazione scientifica dell’università Sapienza di Roma. La rivista dal 1965 dà visibilità alle ricerche condotte nei campi dell’architettura, dell’ingegneria civile e ambientale; è pubblicata con cadenza quadrimestrale per i tipi di Quodlibet dal 2015. Curato da Tullia Iori del Dipartimento di ingegneria civile dell’Università di Roma Torvergata, questo numero è dedicato alla memoria di Sergio Poretti (1944-2017). Come sottolineato nella prefazione di Maria Argenti, raccoglie i contributi della successiva generazione di ricercatori che direttamente o indirettamente hanno interpretato la storia dell’ingegneria e della tecnologia costruttiva nel solco della sua «lezione». Quella di Poretti è nelle parole di Carlo Olmo una quête per una storia «diacronica», a campo largo capace di restituire un retroterra comune ad architettura e ingegneria attraverso i suoi eroi, prospettive e cambi di paradigma strutturali e costruttivi.

Nel primo testo, che orienta la lettura del ricco palinsesto delle ricerche, Tullia Iori, si confronta con Sergio Musmeci, tramite un colto artificio letterario, tratteggiando un ritratto dell’ingegnere. Si tratta di un falso, un’intervista postuma costruita a tavolino sulla base delle fonti documentarie. L’autrice conferma la sua predisposizione per la disseminazione e la capacità di tirar fuori dai documenti la Storia e le storie. Con una scrittura agile, l’intervista ci presenta Musmeci come un cogito e non come un fatto di storia conclusa: «il suo futuro è ancora il nostro». Ad eccezione dell’ultimo testo di Gianluca Capurso e Giulio Papparella, che ha il merito, nella tempesta di cronaca, di mappare e iniziare a storicizzare i recenti progressi della fabbricazione digitale, gli altri contributi si pongono cronologicamente a uno stesso crocevia storico. Nelle letture ben si intuisce come fra gli anni Sessanta e Settanta al principio morale di economia dettato dalla ricostruzione si sostituisce in forme diverse e contradditorie una temperie di sperimentazione e ottimismo e mutati scenari produttivi. Le ricerche sebbene autonome sono tangenti capaci di restituire il carattere di questa cesura.

In Da mito bistrattato a parodia felice, critica e apologia del TWA Flight Center di Eero Saarinen (1956-2022), Gabriele Neri, tiene fede al principio diacronico dilatando l’interesse di studio a tutta la vita del terminal. Evoca il concetto di «ingegneria-pop» accostando all’edificio di Saarinen l’opera House di Sydney alla cui epopea costruttiva è invece dedicato il saggio di Paolo Tombesi, Paolo Stracchi e Luciano Cardellicchio. La ricerca, che è legata a doppio filo al processo di patrimonializzazione dell’edificio, ci restituisce le sfide e i fallimenti di un cantiere di estrema complessità. Giulia Boller illumina la ricerca idiosincratica di Heinz Isler ponendo l’accento sul rigoroso approccio sperimentale che si nasconde dietro ai suoi celebri modelli. Le misurazioni, scopriamo, proseguono lungo tutta la vita utile degli spettacolari gusci sottili, accelerando il processo di progressione dialettica della scienza delle costruzioni.

Di sperimentazione con gusci e casseforme pneumatiche scrivono anche Alberto Bologna e Alberto Pugnale, che indagano invece l’avventurosa vita del brevetto di Dante Bini (1964) seguendo le sue Binishell in Italia e all’estero. Del successo o insuccesso delle ardite visioni strutturali italiane tratta anche il saggio di Gianluca Capurso e Francesca Martire, che tra utopia e futurismo insegue Giorgini, Soleri, Musmeci e Morandi dall’America all’Egitto. Il Masterplan per il Dallas Fort Worth Airport (1966) di R.Smithson antesignano di Spiral Jetty, opera simbolo della «Earth Art», è l’oggetto di studio di Anna Rosellini, che evoca un potente cambio di paradigma all’incrocio fra arte, architettura e pianificazione. Nel complesso delle sue molte voci il volume riporta alla nostra attenzione carsica intuizioni e filoni inesauriti, ricomponendoli in maniera complementare.

Tullia Iori, a cura di
Visioni strutturali
«Rassegna di architettura e urbanistica»
Anno LVII, n. 168, settembre-dicembre 2022

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