Mi­hail Ama­riei, edi­fi­cio re­si­den­ziale in via Gia­como Rizzi a Men­dri­sio

La prima opera di Amariei, terminata nell’autunno del 2016, è un edificio residenziale in via Giacomo Rizzi a Mendrisio, a pochi passi dal centro storico e dall’Accademia di Architettura.

Date de publication
24-07-2017
Revision
19-03-2018

Ritratto dell'architetto: Mihail Amariei

Mihail Amariei nasce a Piatra Neamț, nella regione storica della Moldavia, in Romania. Dopo aver svolto il primo anno di studi all’Istituto Ion Mincu a Bucarest, riceve una borsa di studio per una scuola appena fondata da Mario Botta in Ticino, l’Accademia di architettura di Mendrisio. Una scuola umanistica e sperimentale, caratterizzata dalla presenza di personalità importanti e da un forte legame al territorio. Siamo nel 1996, e da quel momento l’esperienza professionale e di vita di Mihail Amariei scorre in parallelo alla storia dell’Accademia.

Amariei decide di restare in Ticino, segue i corsi di progettazione e svolge uno stage presso lo studio di Bruno Keller a Lugano. Dopo essersi diplomato nel 2002, lavora nello studio grigionese Bearth&Deplazes e partecipa, come collaboratore, al progetto di concorso per il Tribunale Penale Federale a Bellinzona, vinto e realizzato dalla comunità di lavoro Bearth&Deplazes/Durisch+Nolli. In parallelo, ricopre il ruolo di assistente presso la cattedra del professor Valentin Bearth all’Accademia, e cura il volume Microcosmi, che documenta l’attività didattica dell’atelier di progettazione nel periodo 2004-2012.

La prima opera: edificio residenziale in via Giacomo Rizzi (Mendrisio)

La prima opera di Amariei, terminata nell’autunno del 2016, è un edificio residenziale in via Giacomo Rizzi a Mendrisio, a pochi passi dal centro storico e dall’Accademia di Architettura. Inizialmente composta di case isolate con giardini, l’area è ora soggetta a una rapida ridefinizione, sulla base dei nuovi parametri di densificazione fissati dal piano urbanistico comunale.

Inserito in questo contesto in trasformazione, la casa per appartamenti appare come un blocco compatto di calcestruzzo, privo di gesti di protagonismo formale. Le aperture profonde e regolari delle finestre e l’articolazione degli scavi delle logge negli angoli rendono il volume solido e ben radicato al suolo. Un corpo minerale che sembra appartenere a un paesaggio preesistente rispetto all’edificazione recente che lo circonda.

Amariei interroga il significato di un edificio in una specifica situazione urbana. Il nuovo volume sfrutta le possibilità offerte dalla sua posizione affacciandosi sui quattro lati senza un’apparente gerarchia, assumendo così il carattere di una villa. Il lessico è familiare, tuttavia l’espressione trascende una connotazione culturale specifica: l’utilizzo del calcestruzzo a vista tipico dell’architettura ticinese, la composizione astratta dei prospetti e la precisione dei dettagli costruttivi, danno all’edificio un carattere autonomo, ben definito dalla parola tedesca Selbständigkeit.

L’intensità espressiva non risiede nell’originalità e nel carattere spettacolare di spazi e volumi ma è frutto della tensione fra il carattere convenzionale del programma e la dimensione artistica di oggetto specifico. Nel 1965, Donald Judd definisce oggetto specifico un’opera tridimensionale, né pittura né scultura. «Nell’ambito tridimensionale, tutta l’opera viene realizzata secondo scopi complessi, e questi non sono sparpagliati ma riaffermati da una sola forma. Non è necessario siano presenti molti elementi da guardare, da paragonare, da analizzare uno a uno, da contemplare. Ciò che è interessante è la cosa in sé, la sua qualità di oggetto a sé stante. Le cose essenziali sono entità unitarie e molto intense, chiare e potenti».

L’edificio si sviluppa su quattro piani e ospita uno studio professionale e 14 appartamenti con superfici che variano da 50 a 85 m2. Gli alloggi sono distribuiti sui quattro piani e ciascuno occupa un angolo dell’edificio secondo un principio comune di composizione spaziale. Tutti gli alloggi hanno una loggia esterna collocata davanti all’apertura principale del soggiorno. In una situazione di alta densità abitativa, la posizione delle aperture è studiata in modo da mediare la distanza con i vicini palazzi e offrire scorci lontani, garantendo così un sorprendente grado d’intimità all’interno dei locali.

Le finestre, scavate nella superficie di calcestruzzo e inquadrate da precisi serramenti di legno iroko posti sul filo interno di muri, hanno dimensioni generose rispetto agli standard. L’accentuazione dello spessore dei muri in corrispondenza delle aperture aumenta la percezione di una massa scavata e, contemporaneamente, permette di nascondere le tende oscuranti esterne.

Con il suo primo lavoro, Amariei offre un contributo interessante all’architettura residenziale in Ticino. L’accuratezza nella composizione e la qualità della costruzione sostengono lo spirito di un edificio capace di rispondere con elementi convenzionali alle esigenze pratiche della vita quotidiana e al desiderio di ritrovare una naturalezza familiare all’interno delle abitazioni.

Altri articoli dedicati ai giovani architetti under 40 sono raccolti nel nostro speciale e-dossier qui.

Sur ce sujet