Prove di So­cial Hou­sing

Gli esempi abitativi che si riscontrano sul territorio italiano sono tanto numerosi e frammisti quanto tipologicamente contrastanti. Il loro impatto sul paesaggio italiano, delicato e storicamente ricco, è troppo spesso nefasto.

Date de publication
24-12-2013
Revision
12-10-2015

Villini, ville, edifici rurali, palazzi, condomini, centri storici, lottizzazioni, aree di espansione si alternano secondo logiche spesso poco comprensibili. L’edilizia residenziale pubblica, da parte sua, non ha saputo svolgere un idoneo ruolo di riferimento. Nei primi decenni del secolo scorso l’Istituto Autonomo Case Popolari seppe realizzare complessi di valore che ancora oggi si distinguono per dignità formale e sociale. Con l’avvento delle profonde trasformazioni sociali, economiche e edilizie del dopoguerra, l’azione pubblica si fece travolgere dalla quantità a scapito della qualità. La mano pubblica (non meno che la speculazione privata) diede luogo a quartieri la cui schematica economia funzionale portò a massicci impatti paesaggistici e alla ghettizzazione sociale. 

Nei decenni successivi (’70 e ’80) gli enti preposti alla costruzione dell’edilizia residenziale pubblica e gli stessi architetti furono partecipi di dibattiti e azioni progettuali fortemente connotate in senso politico-ideologico. Da questo clima discesero certamente interessanti esempi architettonici ma, ancor più spesso, deviazioni meramente formali e retoriche con conseguenze urbane e paesaggistiche non meno discutibili di quelle da cui si desiderava emanciparsi.

A partire dall’ultimo scorcio del secolo scorso l’impronta dell’edilizia sociale si è progressivamente edulcorata omologandosi spesso alle tipologie delle costruzioni di origine privata e borghese e abbandonando ogni segno distintivo sia sociale sia formale.

In questi anni si stanno affacciando nuove e più mature esperienze che coinvolgono sia il profilo sociale e urbanistico, sia quello funzionale e organizzativo e quindi, in sostanza, quello architettonico. Il social housing ha iniziato i suoi primi passi in Italia soprattutto grazie alla mission di operatori motivati e professionalmente attrezzati (in particolare fondazioni bancarie e altri istituti con finalità sociali) che attingendo anche a finanziamenti pubblici stanno sopravanzando le iniziative operative della stessa pubblica amministrazione. L’abitare sociale è una formula evolutasi soprattutto nel nord Europa la cui essenza risiede nella riscoperta dei più tradizionali valori di relazione e condivisione che per secoli hanno contraddistinto le stesse migliaia di borghi storici che pervadono la realtà sociale e territoriale del paesaggio italiano. 

È in questi esempi che si riscontra il più antico e naturale modo di abitare sociale, quello delle comunità che si aggregano strettamente, in mutua solidarietà, alternando abitazioni a laboratori, botteghe a cortili. Con il social housing si torna a proporre il mix tipologico, funzionale e sociale. Piccoli e grandi nuclei famigliari, anziani e giovani coppie, case studio e famiglie solidali (aperte a ospitare temporaneamente soggetti esterni), attività lavorative compatibili, piccoli e medio-piccoli esercizi commerciali, spazi e percorsi pubblici, luoghi e attività di socializzazione e condivisione (hobby, assistenza ai ragazzi e agli anziani, incubatori di attività, orti e altri vari e numerosi servizi).

Alcuni significativi esempi si stanno materializzando a Milano. Tra questi si segnala il caso di Fondazione Housing Sociale di cui Polaris SGR rappresenta il braccio operativo edilizio. Operatori di natura giuridica privata che agiscono con finalità sociali coniugando l’azione tecnico-progettuale a quella di orientamento dei futuri residenti. 

Il 16 novembre scorso è stato inaugurato un primo intervento in via Cenni di oltre centoventi alloggi in classe A completamente realizzato in legno con la tecnologia Xlam e comprendente quattro torri di nove piani (le più alte di Europa con struttura lignea) realizzato su progetto dello Studio Rossi Prodi di Firenze.

Contestualmente è in corso la costruzione di circa trecentotrenta alloggi comprensivi di numerosi servizi in località Figino (area ovest di Milano). Il progetto è stato aggiudicato, a seguito di un concorso internazionale, a più gruppi di progettazione facenti capo a quattro capigruppo: Paolo Favole, Enrico Garbin, Francesco Matucci, RSG, coadiuvati per l’ingegneria da Arup Italia e per i computi da D&D e di cui, per la progettazione architettonica, fanno anche parte i varesini Luca Compri Architetti e Studio Castiglioni & Nardi AA e altri progettisti lombardi tra cui Roberto Mascazzini e Mauro Piantelli.

Si è trattato di un interessante, per quanto complesso, percorso progettuale in cui i componenti del numeroso gruppo di lavoro hanno operato in strettissima sinergia su lotti differenziati, con progetti distinti, ma assiduamente coordinati finanche nella codificazione e nella simbologia tecnica utilizzata per gli elaborati.

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