Pos­sono gli In­geg­neri es­sere crea­tivi?

Questa è la domanda, in sintesi, al centro del dibattito che ha animato il secondo simposio sulla progettazione concettuale delle strutture, organizzato dalla fib (Fédération internationale du béton) e appena conclusosi ad Attisholz (SO).

Date de publication
01-10-2021

Il titolo stesso dell’evento, che vede l’accostamento del termine “concettuale”, proprio di una attività intellettuale e, al processo di progettazione strutturale, un campo operativo che viene universalmente associato alle scienze analitiche nella loro propria concretezza, è senza dubbio unico e innovativo.

L’intento degli organizzatori, il prof. Aurelio Muttoni dell’EPF di Losanna, il prof. Joseph Schwartz dell'ETH di Zurigo, insieme all’Ing. Massimo Laffranchi, presidente della Società per l’arte dell’ingegneria svizzera, è stato quello di porre l’attenzione proprio sull'attività creativa che sta alla base del processo di progettazione, estendendo l’accezione del termine dall’architetto a tutte le figure professionali coinvolte.

Forti della loro esperienza professionale e accademica, affiancata a una grande sensibilità intellettuale, i tre professionisti, supportati da un eccezionale comitato scientifico e organizzativo, hanno pianificato due giornate di studio in cui il tema principale è stato declinato in quattro grandi tematiche che hanno animato altrettante tavole rotonde.

  • Esposto o nascosto: l'interazione tra struttura e architettura.
    In che modo la progettazione strutturale interviene nella concezione complessiva di un’opera?
  • Sfidare la gravità: strutture contemporanee per il nostro ambiente costruito.
    In che modo le strutture possono sfidare la gravità con nuovi sistemi, materiali e tecnologie?
  • Riscoprire il passato: strutture e concetti dimenticati per ripensare il futuro.
    In che modo i progetti e i concetti del passato possono essere una preziosa fonte di ispirazione e conoscenza per i progetti futuri?
  • Dietro le quinte: il ruolo creativo di ingegneri strutturali e architetti nel XXI secolo.
    Quali responsabilità devono affrontare gli ingegneri strutturali e gli architetti e quali competenze richiederanno in futuro rispetto alla società, all'economia e all'ambiente?

Tutti i dibattiti sono stati caratterizzati da una forte multidisciplinarità, vedendo coinvolti sia rappresentanti del mondo accademico, che professionisti. Ottenendo così un confronto sinergico e cross-culturale tra chi si occupa di studi teorici e sperimentali e chi ha realizzato oggetti rappresentativi del concetto guida del simposio.

Anche il pubblico, internazionale e composto da professionisti di diverse estrazioni, ha mostrato un vivo interesse al riguardo, interagendo animatamente con i relatori.

Il fatto stesso che ogni argomento sia stato introdotto attraverso una domanda da cui sono nate discussioni, dialoghi e, a volte, anche divergenze ideologiche, è stato un esempio concreto di come il processo intellettuale, alla base della progettazione, è auspicabile avvenga attraverso un confronto tra i diversi attori coinvolti nel progetto, i quali interagendo, beneficiano l'uno delle competenze e delle esperienze dell'altro.

Assistere e partecipare a sessioni di questo genere rende coscienti i progettisti di quanto sia difficile cogliere e decifrare il fenomeno ideativo nel suo divenire.

L’attimo progettuale, nel momento in cui viene vissuto, non permette pause riflessive sul processo: lo sforzo intellettuale è interamente rivolto alla concezione e alla realizzazione.

Si tratta di un lavoro complesso, travagliato e totalitario che porta a riflessioni, cambi di rotta, e a volte a considerazioni apparentemente non convenzionali e magari irrealizzabili che derivano da variazioni di prospettiva o da situazioni che esulano dal mestiere stesso. Così succede spesso di rendersi conto di quanto realizzato solo di fronte al prodotto finito.

Ebbene, affrontare questo processo dopo aver vissuto l’esperienza del simposio appena conclusosi aiuta a vedere e a vivere con maggior lucidità il lavoro mentale che sta alla base di quella viene chiamata la cultura della costruzione.

In tal senso, sono state molto interessanti anche le sezioni dedicate ai giovani.

È infatti stato significativo che in molte sessioni, generalmente dedicate alla presentazione di lavori teorici, siano stati presentati diversi progetti realizzati mostrando gli schizzi concettuali, i modelli architettonici e del concetto strutturale oltre a dettagli e foto di cantiere.

Questo ha permesso di riflettere anche sulla fase della progettazione, ampliando il senso della concettualizzazione dall'idea iniziale fino al termine dell’esecuzione in cantiere, dal macro-concetto allo sviluppo del dettaglio costruttivo, dallo studio di fattibilità alla costruzione.

Si è aperta un'interessante riflessione su quanto il dialogo interdisciplinare non coinvolga solo i progettisti ma anche le aziende e le imprese attive nella costruzione.

A questa parte più esecutiva e concreta, si sono affiancate delle presentazioni e discussioni su alcune ricerche accademiche. Sono merse delle tendenze che si stanno lentamente diffondendo nella pratica ma che nei laboratori universitari ovviamente vengono anticipate, estremizzate e analizzate nel dettaglio.

Infatti, Il luogo ideale per trasmettere il messaggio chiave del simposio, la concezione strutturale come processo creativo alla base di un buon progetto, sono risultate essere proprio le scuole dove si diffondono sempre più corsi interdipartimentali che sperimentano gruppi di lavoro misti, dove ingegneri e architetti ricercano sullo stesso tema e sperimentano piccole costruzioni in cui il concetto strutturale crea architettura.

È evidente dunque come alcuni concetti emergano chiaramente sia dalla pratica professionale che dalla ricerca accademica. Si tratta di temi come:

  • insegnamento, inteso come educazione costante che ognuno deve assorbire nel corso della vita professionale;
  • esperienza pratica, senza la quale perderebbe senso la progettazione concettuale;
  • studio dei materiali e delle loro potenzialità, guardando anche al passato;
  • idea, intesa come intuizione che può scaturire e evolvere sia su un versante più formale che funzionale;
  • sostenibilità, come comune denominatore che non si deve trascurare e che sembra proprio trovare risposta nella sintesi di forma e funzione.

In conclusione, eventi come questo, in cui vi è la possibilità di condividere le esperienze, le domande e i problemi che hanno caratterizzano lo sviluppo dei progetti e scandiscono il lavoro nell’ambito delle costruzioni, sono decisamente motivanti e di ispirazione. Si auspica quindi che queste tematiche, meritevoli di attenzione, vengano ulteriormente approfondite, insieme ad altri e nuovi stimolanti temi, nel prossimo appuntamento del Conceptual Design of Structures, il simposio di Oslo nel 2023.