«Met­te­re in dis­cus­sio­ne i cri­te­ri di va­lu­ta­zio­ne»

Carta bianca a Jonathan Sergison sul Premio SIA Master Architettura

«Il premio SIA dovrebbe essere percepito come un riconoscimento importante, e credo che per questo sia necessario mettere in discussione le modalità con cui i progetti sono valutati».

A complemento degli articoli raccolti nel dossier dedicato al Premio SIA Master Architettura 2016, pubblichiamo un articolo scritto da Jonathan Sergison, studio Sergison Bates Architects e docente presso l'Accademia di architettura di Mendrisio. Abbiamo lasciato carta bianca a Sergison, il quale ha condiviso riflessioni sulla qualità generale e specifica della formazione svizzera in ambito architettura nonché impressioni critiche sul Premio SIA Master Architettura.

Publikationsdatum
26-06-2017
Revision
26-06-2017
Jonathan Sergison
Socio fondatore Sergison Bates architects, professore ordinario AAM, direttore ISUP

Sebbene siano molti i fattori determinanti in gioco, lo stato di salute della cultura architettonica di ogni paese è fortemente legato alla struttura e alla qualità dell’educazione che ricevono gli studenti di architettura. Nel caso della Svizzera è impossibile negare che la situazione sia davvero ottima. Le tre scuole federali, l’ETH di Zurigo, l’EPFL di Losanna e l’Accademia di Mendrisio, insieme alle numerose Hochschule e Fachhochschule regionali, sono scuole eccezionali, che offrono corsi strutturati chiaramente, organizzati con estrema cura e basati su regolamenti concordati in maniera collettiva.

In generale, le tre scuole federali sono meritevoli di lode da numerosi punti di vista. Il livello complessivo dell’istruzione architettonica è, a mio parere, tra i migliori del mondo. Tutte le scuole svizzere condividono la convinzione che l’obiettivo primario dell’istruzione architettonica sia quello di preparare gli studenti ai compiti che dovranno svolgere una volta laureati. Questo potrebbe sembrare scontato, ma in molte scuole di architettura nel Regno Unito e in Nord America esiste un ampio divario tra gli esercizi che gli studenti sono chiamati a svolgere nei corsi di progettazione e ciò che è richiesto a un architetto nella pratica professionale. Il divario è talmente ampio che spesso è necessario che gli studenti disimparino quello che sanno o pensano di sapere prima di essere in grado di fornire un contributo significativo nella pratica.

L’istruzione alla quale molti studenti sono soggetti nelle scuole britanniche e nord americane incoraggia forme di sperimentazione alquanto esoteriche che non hanno nessuno scopo pratico se non quello di soddisfare i capricci dei docenti. Si tratta di una critica che non può essere sollevata ai corsi di progettazione tenuti nelle scuole federali svizzere, e il modello anglo-sassone dovrebbe, a mio parere, essere contrastato a tutti i costi.

Con questo non intendo affermare che i lavori prodotti a Losanna, Mendrisio e Zurigo manchino di sperimentazione, ma solamente che questa prende la forma di una ricerca finalizzata a un obiettivo futuro. Naturalmente alcuni studenti sono migliori di altri, ma in generale tutti hanno competenze tecniche e di progettazione di alto livello oltre che un’ottima conoscenza della storia e della teoria dell’architettura. Alcuni studenti possiedono tutti questi attributi in abbondanza, ma questo premio, essendo un riconoscimeto dell’eccelenza dei progetti di Diploma, di fatto si concentra solo sulla valutazione delle competenze progettuali.

Un’altro aspetto che mi preme sottolineare è che il corpo docente di queste scuole annoveri alcuni tra i più eccezionali architetti professionisti e insegnanti. Non tutti i buoni architetti sono anche buoni insegnanti, ma sicuramente è stata dedicata molta cura nella ricerca di architetti che fossero impegnati sia nella pratica professionale che nell’insegnamento. I prerequisiti richiesti per essere nominati professori in una delle tre scuole federali sono sia la conduzione di uno studio di progettazione ambizioso dal punto di vista concettuale sia una comprovata abilità di insegnamento. L’apertura verso la nomina di insegnanti non Svizzeri dimostra la volontà di trovare una vasta gamma di figure professionali – non limitandosi alle risorse nazionali bensì allargandosi al più ampio campo europeo e internazionale. Nonostante l’elevato numero di architetti svizzeri di talento, la volontà di invitare architetti stranieri rappresenta un indice di curiosità culturale, oltre ad essere una caratteristica di cui sono personalmente grato.

Il risultato di questo ampio bacino di influenza è una varietà di personalità molto peculiari e distinte. Fortunatamente, nella mia esperienza, l’atmosfera nelle scuole di architettura svizzere è di rispetto reciproco e non di antagonismo, come ho sperimentato nelle scuole di Londra. Posso solo concludere che una delle ragioni dell’assenza di questa futile rivalità derivi dalla sicurezza della posizione professionale dei professori di progettazione.

A questo punto sento necessario fare un passo indietro, adottare un tono più critico e mettere in discussione i modi in cui i progetti sono selezionati per questo premio, i criteri adottati e la composizione della giuria. I beneficiari di questo premio sono progetti innegabilmente validi, ma non credo che rappresentino il meglio di ciascuna delle tre scuole. Nel caso dell’Accademia di Architettura di Mendrisio so che i progetti scelti non sono quelli che hanno ricevuto i voti migliori dai professori di progettazione o che hanno avuto la migliore accoglienza da parte della commissione di Diploma. Credo che questo vada tenuto seriamente in considerazione e, invece di selezionare i progetti in maniera indipendente da ciascuna scuola, cosa che sicuramente offre una certa libertà, credo che qualche forma di coinvolgimento sarebbe più proficua.

Suggerirei che le scuole selezionino 1 o 2 progetti da ogni laboratorio di progettazione – e questo rappresenterebbe già una forma di riconoscimento, allo stesso modo in cui la nomina al premio Mies van der Rohe è di per sè un giudizio di merito. La selezione dei migliori progetti dall’elenco dei candidati presentata da ciascuna scuola e accompagnata da una dichiarazione di supporto, renderebbe la valutazione più gestibile, focalizzata e accurata.

Pur avendo la Svizzera una tradizione istituzionale ben consolidata per quanto riguarda il ruolo e la responsabilità delle giurie dei concorsi di architettura, ritengo che in questo caso non sia stata trovata la struttura adeguata. Penso che sarebbe più logico coinvolgere un professore per ciacuna delle tre scuole, sia come mezzo per favorire lo scambio sia per una migliore comprensione reciproca.  Sarebbe inoltre logico nominare come presidente della giuria qualcuno che goda di un’ottima reputazione, che dovrebbe essere coinvolto nel processo di valutazione dei progetti selezionati. Infine, per coerenza, la stessa giuria dovrebbe valutare i lavori di tutte e tre le scuole.

Nell’offrire questi suggerimenti il mio intento non è quello di criticare il lavoro della giuria, ma piuttosto quello di mettere in discussione quale debba essere la sua struttura futura.

I premi di architettura sono facili da criticare fino a quando uno non ne sia il fortunato vincitore, ma il premio SIA dovrebbe essere percepito come un riconoscimento importante, e credo che per questo sia necessario mettere in discussione le modalità con cui i progetti sono valutati. Allo stato attuale non sono sicuro che il premio SIA venga assegnato ai progetti effettivamente migliori.

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