Cà da Paes ad Au­ri­ge­no

A poca distanza dal Lago Maggiore, salendo per la vallata della Maggia, Aurigeno sorge sulla sponda meno soleggiata del fiume.

Publikationsdatum
13-12-2017
Revision
13-12-2017

Ben preservato, si sviluppa ai piedi del ripido monte Lareccio su un crinale di leggera pendenza lungo due assi viari: uno più rurale a monte e un altro di carattere abitativo, più a valle. Addossati alla strada, sobri fabbricati formano con andamento arcuato un insieme irregolare – ma coerente – intervallato da frequenti spiazzi liberi.

Fino al secolo scorso vi si è costruito con oculatezza e parsimonia, facendo uso di materiali locali presi sul posto, quali la pietra e il legno. Aurigeno è ancora tra i pochi villaggi apparentemente risparmiati da anonime e velleitarie casette periurbane indifferenti al luogo.

Progettare il nuovo in quell’insieme finora omogeneo, è come immaginare un individuo che si inserisca organicamente in una collettività. Analogamente occorre ideare una casa semplice, piccola e funzionale, come le altre case del paese. Adottare lo spirito originario e l’eredità culturale del luogo è un dovere etico, di rispettosa modestia. Per architetto e committente.

Affacciato sulla via principale all’inizio del nucleo in posizione rialzata ed aperta, il terreno è recintato sugli altri lati da due stabili rurali e muri in sasso, che concorrono a formare un piccolo hortus conclusus.

La «nuova casa vecchia» si allinea alla spina stradale, ma non alla stalla adiacente, di cui continua il fronte per concludere la sequenza del paese-strada. Il campetto prima in disuso si trasforma in intimo giardino di campagna, riparato dallo spazio pubblico. Ai vecchi alberi da frutta si aggiungono un orto e una varietà di piantagioni che lo fanno rivivere. 

Ispirato alle torbe tradizionali, storicamente già utilizzate come dimora, il progetto ne reinterpreta la forma: la struttura in legno, il tetto aggettante e il caratteristico stacco da terra con il basamento su pochi plinti in granito appoggiati su muro in pietra. Grazie all’appoggio puntuale, il pendio rimane intatto integrando il muro comunale in uno zoccolo della casa.

Composizione, materialità e rivestimento della facciata si ricollegano alle costruzioni minerali del luogo con le loro aperture mirate, funzionali e irregolari. La «nuova casa vecchia» appare come fosse stata lì da sempre.

La sorpresa coglie il visitatore quando apre la porta d’entrata. Scopre uno scrigno d’abete, rifugio intimo e minimo di soli 100 metri quadri con pochi elementi su misura a organizzare tutte le necessità.

Una trave parete lo divide e organizza longitudinalmente sostenendo camere, servizio e doppia altezza del soggiorno. Il piano terra, liberato da pareti divisorie offre un generoso spazio fluido, strutturato da un unico grande mobile cucina-studio-libreria sul quale si innesta una scala sospesa.

Le aperture sono studiate per inquadrare viste interne ed esterne: traversanti e comunicanti tra loro donano profondità e respiro a spazi esigui, creano nessi inaspettati che rafforzano il senso di condivisione.

I dettagli e la tecnica costruttiva sono elementari. L’intera costruzione prefabbricata in legno – eseguita a secco senza uso di cemento armato – è sostenuta da otto plinti piramidali in granito nei quali sono stati integrati tubolari e piastre in ferro. Non vi sono né cantinati né fondazioni ulteriori.

La struttura è rivestita da una facciata ventilata in lastre di fibra di cemento intonacate a calce grezza. Attorno ai serramenti in legno laccato alcune cornici a intonaco fine punteggiano graficamente il prospetto.

Negli spazi interni il rivestimento in lastre multistrato d’abete disegna tutte le superfici: pareti, pavimenti e mobili. Allo stesso modo la pietra domina, pervasiva, ogni elemento architettonico all’esterno.

Per l’accesso e la pavimentazione esterna sono state recuperate vecchie lastre in pietra dal terreno stesso e da resti di cava nella valle che si mimetizzano armonicamente col paese, fondendosi con le mura della stalla e del giardino conferendo a tutta la proprietà un carattere fuori dal tempo.

Committenza: Arch. Britta Buzzi-Huppert, Aurigeno

Architettura: Buzzi studio d'architettura, F. Buzzi, L. Nocerino, N. Cozzi, N. Maggiolini, M. Martinelli

Ingegneria Civile: Monotti Ingegneri Consulenti SA

Fisica della costruzione: Andrea Roscetti

Date: progetto 2015, realizzazione 2016

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